AIR*M: il senno di poi
L’ultimo articolo sulla seconda edizione di Air*m project, il progetto di residenza d’artista ideato e diretto da Valentina Colella, raccoglie l’anima della mostra e dell’esperienza appena passata e futura, tramite l’intervista alla direttrice e alle artiste.
Arrivati alla seconda edizione, cos’è Air*m? Cosa sarà in futuro?
AIR*M, acronimo di Artist in Residency * Mountain, raccoglie in sé tante identità: gioco, esperimento, occasione, scommessa, difficoltà, adattamento, accelerazione, sacrificio, incubazione e slancio.
La seconda edizione ha avuto luogo tra il 24 e il 31 agosto, nel Rifugio montano La Revote di Introdacqua (AQ), a 1649 metri di quota, in un ambiente di lavoro spartano, nell’assenza di comfort e dell’energia elettrica. In nome della mancanza e dei bisogni essenziali è stato necessario sia fare appello a una forte capacità di adattamento, sia andare fuori di testa, scatenando la nevrosi importuna e opportuna alla creatività delle partecipanti: la curatrice Bianca Basile e le artiste Rebecca Miccio e Rosanna Pezzella, che si sono dimostrate all’altezza dell’intera esperienza, donando alla mia terra opere ambientali permanenti e interventi performativi, documentati attraverso la scrittura. Come per la prima edizione sarà realizzato un video documentario, mentre la novità per quest’anno consiste nella realizzazione di un catalogo cartaceo, grazie al main sponsor MC Costruzioni Edili di Sulmona.
L’affluenza di pubblico alla mostra è stata incentivata grazie a due eventi extra per consentire di raggiungere il rifugio in alta quota, attraverso una giornata di trekking e di studio visit, in collaborazione con il Fai – Tre Valli Sulmona e una giornata di E-Bike and Art con Abruzzo Gravity.
Nonostante l’indispensabile disciplina che ha provato a imporsi insieme ai moti apparenti del Sole e delle Stelle, non tutto è andato fluido; la montagna mette a dura prova i nervi; infatti non è stato scelto a caso il titolo della mostra interna alla residenza: Intermissio (in latino, “interruzione”).
Annuncio che AIR*M avrà continuità. Sono già in contatto con docenti di tre diverse Accademie e spero che si riesca a creare, in modo unanime, una scaletta di partecipazione per gli anni a seguire. Siamo ospiti della natura e anche per questo nella prossima edizione verrà sancita la disciplina attraverso regole scritte, che costituiranno il Manifesto del progetto.
La Air in questione non è solo fatta di arte ma anche di volontariato e di persone che la sostengono, dedicando il proprio tempo e credendo nel mio impegno rivolto al territorio e alla creatività allo stato brado e puro.
Valentina Colella – ideatrice e direttrice di AIR*M
Intermissio in latino vuol dire “interruzione”; tuttavia la preposizione inter dà l’idea di come le singole missioni delle partecipanti alla residenza e della stessa montagna si siano intrecciate e interrotte a vicenda. Da queste interferenze nascono i lavori in mostra.
REBECCA MICCIO, nella performance Steli, libera le travi imprigionate ai piedi del rifugio da metri e metri di reti metalliche e di lamiere arrugginite. L’azione, insieme alla mano di colore data dall’artista con l’aiuto di alcuni visitatori volontari, è sia cerimonia funebre dedicata al cimitero del suolo, sia un monumento alla rinascita dello spazio pubblico, in linea con la cura prestata, negli anni, dalle persone del luogo al rifugio montano.
L’installazione Melissa riflette sulla caducità dell’essere umano in corrispondenza di condizioni sociali estreme e sulla sua capacità di risorgere dalle difficoltà, trasformandole in possibilità. Le migliori qualità umane traggono ispirazione dalla natura e in questo caso particolare dall’ape. Il nome del lavoro infatti si riallaccia al mito greco cui è legato l’animale. Protagonista è la meno nota ninfa che nutrì il neonato Zeus e che per questo venne tramutata nella leggera, forte, importante creatura. Il lavoro, collegato alla performance, nasce dal recupero di travi lignee abbandonate, sulle quali l’artista è intervenuta con PVC, polistirolo e velo di seta.
ROSANNA PEZZELLA attraverso la sua performance Imprinting, formula la reazione esplosiva alle situazioni di oppressione dell’essere umano. Esplora l’abbraccio dell’ignoto durante una notte trascorsa sotto le stelle, sfidando la paura sia individuale sia collettiva e imprimendosi nell’ambiente circostante.
La conseguente installazione, Imprinting (II), si riallaccia anche nel titolo alla performance, ed esprime il rientro negli schemi che l’uomo si è costruito e da cui dipende. All’interno della gabbia metallica, trovata e sospesa dall’artista su un basamento in cemento già innestato nell’habitat montano, si materializza una metafora visiva di come l’umanità, malgrado sia composta da individui diversi, sia tutta esposta al medesimo ciclo vitale.
L’intera esperienza di uscire e rientrare all’interno delle regole è sintetizzato dall’installazione
La Revote che richiama sia il nome del rifugio sia il sentimento provato dall’artista che, ribaltata (“arrevotata”) nell’anima, ha deciso di sfidare i limiti sociali per affidarsi alla legge della montagna. Questo adattarsi all’inclinazione dell’ambiente è visivamente restituito dai fili di ferro che uscendo da una scatola di metallo trovata sul posto, seguono il profilo della montagna. L’artista ha infatti forato il contenitore simmetricamente, a ricordare come anche le stelle, dopo la loro esplosione, si ricompongano in costellazioni.
Quali significati ha acquisito la Montagna dopo Air*M?
Rosanna Pezzella: Sono felice di affermare che la mia definizione di montagna è stata letteralmente “arrevotata”. In un ambiente così lontano dalla mia esperienza avrei potuto sentirmi un’intrusa, ma così non è stato. È bastato guardarmi dentro per prendere consapevolezza di essere piccolissima in un contesto abnorme e allo stesso tempo sentirmi paradossalmente parte di questo tutto. La montagna è un habitat immenso che non ti fa sentire un’estranea, ma che al contrario ti accoglie come una figlia.
Rebecca Miccio: La montagna è un grande caos affetto da silenzio.
Abitata da insetti che compulsivamente si muovono, agguerriti in una silenziosa sopravvivenza.
Non vince l’agglutinazione ma la leggerezza di un battito d’ali.
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